Viaggio sensibile nella spiritualità campana
Un viaggio che vuole ripercorrere al contempo la storia dell’umanità e la storia di ogni singolo uomo, di una vita sola ma anche di tutte le vite: un viaggio con i sensi tesi, attenti, emergendo dall’oscurità per giungere a nuova luce.
Libero De Cunzo insegue le radici della spiritualità in Campania, ma ne è presto travolto: ecco perché il suo è un racconto non lineare, fatto di stratificazioni d’incanto, simbologie antiche, autentico stupore, grande speranza, che culmina in una riflessione personale misteriosa.
Ogni passo è uno scatto, un’evocazione colossale in cui l’autore scompare riducendosi a semplice ombra, fantasma di epoche passate, osservatore muto, protagonista involontario, voyeur della fede altrui che trabocca di speranza, e dissolve la distanza moderna tra capuzzelle, angoli di eden, campioni di misericordia moderni, e panorami mozzafiato.
Il percorso dell’anima si prende il lusso di procedere con andatura lenta, per riconciliarsi con i simboli sacri della vita accettando il destino superiore, con un atto di fede estrema: questa è solo una delle interpretazioni di una spiritualità che non è semplicemente un viaggio, ma vuole essere un’esperienza di vita.
“Illuminàti, accettiamo il dono di nuovi occhi”. Per vedere un mondo nuovo.
a cura di Libero De Cunzo
Tra cielo e terra
“La migliore educazione per una persona intelligente è in viaggio”, scriveva Johann Wolfgang von Goethe, grande estimatore dell’Italia ma, soprattutto, della nostra regione – in particolare di Napoli, capitale del regno borbonico – a cui dedicò pagine dense di ammirazione.
Ed a ragione: la Campania, terra felicemente definita “felix” costituisce un vero scrigno di bellezze naturali ed artistiche; di millenarie tradizioni popolari, di un patrimonio gastronomico ancora oggi non ancora completamente conosciuto e di una religiosità in cui teologia ed ingenua, forte fede popolare si amalgamano alla perfezione.
Unite da una sincera, ancestrale devozione che ha visto, si può dire da sempre, le nostre strade attraversate da una moltitudine di pellegrini che, il più delle volte, percorrevano chilometri e chilometri a piedi per raggiungere uno dei tanti Santuari presenti nelle cinque province.
Un cammino a volte impervio, irto di difficoltà, significativo simbolico ascendere a Montevergine, raccontato con vivacità da Raffaele Viviani in una sua opera teatrale, o ad una delle Chiese rupestri dedicate all’Arcangelo san Michele o ai Conventi vivificati dallo spirito di San Francesco d’Assisi.
Un percorso dell’anima sempre attuale e che dà il nome a questo progetto che suggerisce al pellegrino del ventunesimo secolo un approccio al sacro da vivere in stretto contatto con la natura, pronto a fare sue le emozioni, le suggestioni vissute dagli antichi fedeli.
Da affrontare a piedi percorrendo i sentieri indicati dagli esperti del Club Alpino Italiano o in bicicletta.
Un turismo lento, ragionato/ ragionevole, il modo migliore per calarsi nel territorio, di scoprire l’ospitalità affettuosa e sincera degli abitanti, di far sì che cuore ed anima, finalmente, ritrovino la loro unità.
a cura della Regione Campania e MiBACT
testi Alfonso Sarno