Sentiero Vico Equense – Monte Faito
Dalla stazione della Circumvesuviana di Vico Equense si imbocca via S.M. del Toro, una strada a tornanti che conduce al Santuario di S.M. del Toro.
Si prende sulla destra l’antica via dei Mulini, una stradina decisamente in salita che, costeggiando terrazzamenti di olivi e graziose villette, conduce sino a via S.Francesco nei pressi del cimitero di Bonea e del Convento di S.Francesco.
Se si ha tempo, visitare la chiesa e il viale della Via Crucis che porta ad un terrazzo panoramico sulla piana di Vico, arricchito dall’istallazione contemporanea del ramo d’ulivo omaggio a San Francesco d’Assisi e da una statua in pietra del Santo.
Alla sinistra del portone del cimitero, si attraversa un ponticello in legno che porta su via Sperlonga, una strada bianca percorribile da piccole autovetture che segue le condutture dell’acquedotto affioranti in diversi tratti.
Prima di arrivare alla sorgente della Sperlonga si svolta decisamente a destra per imboccare il sentiero che sale in località Trina del Monte. Avendo il mare sulla sinistra, si continua verso la sorgente di Capo D’Acqua e poco oltre, su una cresta panoramica dove è presente un capanno presumibilmente di cacciatori.
Si segue la linea di cresta in salita su tratti di sentiero e su roccette, sino ad arrivare a Croce dell’Eremita e ad un traliccio dell’alta tensione, e quindi al Belvedere del Faito.
Dal Belvedere sul lato opposto del Piazzale dei Capi, si imbocca la scalinata rocciosa che in 20 minuti conduce al Piazzale della stazione della Funivia. Si continua salendo le scale della stazione ed attraversando una pineta attrezzata con tavoli da picnic, sino ad incrociare il sentiero 350 (sentiero dell’Angelo) che sale da Castellammare.
Da: Vico Equense
A: Monte Faito
Lunghezza: 9,1 Km
Tipologia: pedonale
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Copyright
CAI Castellammare di Stabia
Sentiero Vico Equense – Monte Faito di Alfonso Sarno
San Michele Arcangelo a Vico Equense deve fraternamente dividersi l’affetto dei devoti con il patrono della città San Ciro, valente medico nato intorno al 250 ad Alessandria d’Egitto, famoso per curare gratuitamente gli ammaliati poveri tanto da essere soprannominato “anàrgiro, ovvero “senza denaro”, invitandoli alla preghiera e ad avere fiducia nel Signore. Martirizzato nel 303 è venerato nella Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni, consacrata nel 1774 dove si conserva un suo artistico reliquiario databile al XVII secolo.
Terra di forte religiosità, Vico, fondata anche sulla forte tradizione marinaia, con le donne ansiose, in attesa che le barche con i loro uomini rientrassero quando la tempesta sconvolgeva le acque del mare e sembrava volesse prendersi ogni cosa, legni e persone. Testimoniata dalla presenza di notevoli edifici religiosi: il monumentale Santuario di Santa Maria del Toro, situato nelle zone collinari ed edificato in seguito al prodigioso evento del toro (di qui il nome) al pascolo che scappava dal custode per andarsi ad inginocchiare dinanzi ad una nascosta effigie della Vergine. Curato ed arricchito nel corso dei secoli, dall’altare in stile barocco alla cupola con gli affreschi raffiguranti il Paradiso e la Gloria di San Gaetano, fondatore dei Padri Teatini che, in origine, l’officiavano ed attribuiti a Francesco Solimena. Visivamente ben rappresentata dalle edicole votive presenti lungo la strada che conduce al Santuario e dal Convento di San Francesco con il suo belvedere, intrigante al pari dell’altro di Villa Cimbrone di Ravello, scenario del film “Il destino di una imperatrice” con Romy Schneider nel ruolo di Elisabetta “Sissi” di Baviera, melanconica sposa dell’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe d’Asburgo. Da San Francesco lo sguardo del pellegrino si perde nel Vesuvio, nel Golfo di Napoli; lambisce Capri, Ischia e la Penisola Sorrentino. Poi la visita al complesso conventuale sorto nel Seicento, intorno alla più antica Chiesa intitolata a Santa Maria a Chieja, la cui statua di epoca bizantina è esposta alla venerazione dei fedeli.
Fede che raggiunge il culmine, a Vico come negli altri paesi della Costiera, durante la Settimana di Passione, quando le strade vengono attraversate, in silenzio, da Vie crucis penitenziali e dalle Processioni del cristo Morto, organizzate dalle antiche Arciconfraternite, ancora attivamente impegnate nel recare sollievo ai bisognosi.