Sentiero delle Paranze
Il percorso parte dal varco di più facile accesso a quota m. 792 da Santa Maria delle Grazie a Castello nel comune di Somma.
Proseguendo su un sentiero in discreta e progressiva salita si raggiunge una serie di balconate che dapprima mostrano splendidi scorci ma poi evidenziano, sui Cognoli di Sant’Anastasia, le due facce del Vulcano quella dell’anello urbanizzato che lo strozza e la natura che resiste sostanzialmente ancora intatta nella valle dell’Inferno.
Ai 1.092 metri inizia un tratto ripido e sdrucciolevole. Raggiunti i 1.107 m. di quota si incontra il ciglio a strapiombo dei Cognoli di Sant’Anastasia.
A m. 1.114 sul livello del mare, al fianco di una grande croce di ferro incontriamo la piccola cappella della Mamma Schiavona o Mamma Pacchiana. Lì, in questo grazioso luogo di pietas popolare, si trova il simulacro della Madonna di Castello e un libro di quota dove potrete apporre la vostra firma a suggello della vostra piccola grande impresa. Lo stradello che da dietro l’edificio sacro conduce al punto più alto dell’itinerario, Punta Nasone, con i suoi 1.131 metri certificati da un punto di rilevazione IGM, lì si può ammirare il Gran Cono (Nord), tutta la Valle dell’Inferno, dai Cognoli di Levante (Sx/SE e dove si potranno intravvedere i Lattari) fino all’Atrio del Cavallo (Dx/SO) intravedendo il Golfo con la Penisola Sorrentina, Capri e la città di Portici (Ovest) incastonata tra Colle Umberto e la caldera del somma. Questo luogo meraviglioso ‘O Ciglio, sarà ideale per una sosta pranzo, esposto sia ai venti che al sole.
Da: Somma Vesuviana
A: Punta Nasone – Monte Somma
Lunghezza: 4,12 Km
Tipologia: pedonale
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Copyright
CAI Napoli
CAI Piedimonte Matese
Sentiero delle Paranze di Alfonso Sarno
Da Somma Vesuviana, il paese napoletano capitale delle paranze, il pellegrino può iniziare un percorso che gli permette di comprendere meglio il rapporto degli abitanti della Campania con il sacro: viscerale, carnale, stretto connubio tra razionalità ed ancestrali credenze, dotte disquisizioni teologiche e ricorso ad antiche ritualità come le immaginette che si mettevano ai vetri a protezione dai temporali. E le paranze, gruppi che scandiscono i pellegrinaggi e le feste – a Montevergine, alla Madonna dell’Arco, a Pagani per la Madonna delle Galline – con tarantelle e tammurriate fino a tarda notte danno il meglio di sé nelle tre celebrazioni che si tengono in quel di Somma: il sabato dopo Pasqua quella dei fuochi; i primi d’agosto la festa delle lucerne ed il 19 settembre, San Gennaro. Guidati dal capo-paranza e divisi in ballatori, cantatori e suonatori usando nacchere, triccheballacche, putipù, tamburelli, tammore ed altri strumenti popolari si esibiscono su sagrati e piazze dei Santuari, accompagnando musica e parole con grida e richiami ritmici, ossessivamente iterati che riescono a fare raggiungere agli spettatori stupefacenti livelli emozionali.
Come i fujenti, i battenti della Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, che riempiono le strade di Napoli, il giorno dell’Epifania,con canti per sollecitare le offerte necessarie per le caratteristiche uniformi bianche e rosse, i toselli ovvero i carri o barche addobbati per la processione al Santuario del lunedì in Albis, nato a seguito di uno dei tanti miracoli della straordinaria Campania. Pare che il lunedì in Albis del 1450 un giovane irato per aver perso una partita con gli amici scagliasse la palla, bestemmiando, contro l’affresco della Vergine con il Bambino, dipinto su di un muro e che la guancia, proprio sul punto ove era stata colpita cominciasse a sanguinare. Inizio di un culto che raggiunge il suo acme nel giorno di Pasquetta, quando sani e malati – quest’ultimi rappresentano l’icona della sofferenza – vanno a chiedere qualche grazia ma, soprattutto, a ritrovare la serenità interiore.