Scavi di Stabia
Stabiae è l’antico nome latino della città di Castellammare di Stabia, cittadina collocata tra Pompei e Sorrento. Grazie alla sua splendida posizione geografica e al suo clima particolarmente mite, il suo territorio è stato frequentato sin dal VII secolo a.C. come documenta il materiale rinvenuto nella vasta necropoli, ricca di oltre trecento sepolture, scoperta in via Madonna delle Grazie.
L’importanza dei reperti rinvenuti rivela immediatamente l’importante ruolo commerciale svolto da questa città. L’abitato doveva trovarsi sull’estremità settentrionale della collina di Varano, da dove era possibile esercitare un controllo sia sullo scalo marittimo che sul nodo viario. Doveva trattarsi di un oppidum, cioè di una città fortificata di una certa importanza come si deduce dal fatto che Silla, comandante supremo dell’esercito romano nel corso della guerra sociale (91-88 a.C.), non si limitò ad occuparla (come fece per Pompei ed Ercolano), ma la distrusse militarmente e politicamente il 30 aprile dell’89 a.C. Sulla collina di Varano, in posizione panoramica, sorsero poi numerose ville d’otium, concepite prevalentemente a fini residenziali, con vasti quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei splendidamente decorati.
La Villa San Marco, risalente alla prima età augustea (fine I sec. a.C.), subì successive trasformazioni in età claudia. L’ingresso principale dalla strada, oggi interrato, dava su un cortile porticato da cui si accedeva al tablino e quindi all’atrio tetrastilo, su cui si aprono quattro cubicoli. Si accede quindi al quartiere termale, tramite un piccolo atrio la cui decorazione con scene di amorini lottatori e pugili fu rinnovata anch’essa in età claudia. Sontuoso doveva essere anche l’ambiente di rappresentanza della villa, con pareti rivestite di marmo nella parte inferiore e affrescate nella parte superiore.
Sempre sulla collina di Varano è visitabile la vicina Villa Arianna, così denominata per la grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta nel triclinio. Lo scavo nel Settecento è stato condotto attraverso esplorazioni sotterranee, che prevedevano solo il recupero degli oggetti: le suppellettili e gli affreschi meglio conservati venivano prelevati e inviati al Museo Borbonico presso il Palazzo Reale di Portici (oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
La villa, la cui area scavata si estende per circa 2500 mq, ha una pianta complessa, sia perché frutto di successivi ampliamenti, sia perché si adatta alla conformazione della collina di cui segue l’andamento. È articolata in quattro nuclei essenziali: atrio e ambienti circostanti risalenti ad età tardo-repubblicana; ambienti di servizio e termali; ambienti ai lati del triclinio estivo, risalenti ad età neroniana; la grande palestra annessa alla villa in età flavia.
Una lunga galleria, inoltre, partendo dalle rampe sottopassava gli ambienti residenziali per giungere nella parte rustica, dove vi era l’accesso alla villa dal pianoro di Varano. Gli apparati decorativi testimoniano non solo l’alto tenore di vita che qui doveva svolgersi, ma anche il gusto estremamente raffinato di una committenza altolocata ed esigente. Sito incluso nel circuito campania>artecard.