Scavi di Oplontis
A Oplontis, nell’antichità quartiere suburbano di Pompei distrutto dall’eruzione del 79 d.C., è stata ritrovata una villa forse appartenuta a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone. Si tratta di una grandiosa costruzione residenziale della metà del I secolo a. C., uno dei migliori esempi conservati di villa d’otium.
La villa (per la decorazione e la bellezza del panorama) non aveva nulla da invidiare alle residenze imperiali. L’apparato decorativo di sculture e splendidi affreschi è strabiliante. Gli scavi si trovano al centro della moderna città di Torre Annunziata. Il nome Oplontis è attestato unicamente nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale di un’antica mappa relativa alle strade esistenti in Italia all’epoca dell’Impero Romano.
Pertanto è stata attribuita ad Oplontis una serie di rinvenimenti archeologici, che in realtà sono relativi ad una zona suburbana di Pompei: a parte la villa attribuita a Poppea Sabina, una villa rustica attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell’eruzione, è stata rinvenuta una notevole quantità di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria; una struttura termale, attribuita al console M. Crassus Frugi.
Il monumento principale, unico visitabile negli scavi di Oplontis, è la villa di Poppea inserita tra i beni che l’UNESCO ha definito “Patrimonio dell’Umanità”: La villa di Poppea, grandiosa per dimensioni, qualità degli affreschi e adorna di numerose sculture in marmo, venne ampliata in età claudia. L’attribuzione a Poppea Sabina si deve al rinvenimento di un’iscrizione dipinta su di un’anfora, indirizzata a Secundus, liberto di Poppea: in ogni caso essa doveva appartenere al ricchissimo patrimonio della famiglia imperiale che, come molti altri esponenti del patriziato romano, prediligeva la costa campana, famosa già nell’antichità per la salubrità del clima e lungo la quale amava edificare sontuose ville residenziali.
La villa era disabitata al momento dell’eruzione: non c’erano infatti suppellettili nelle stanze, né vasellame nella cucina. Molti oggetti rinvenuti, come colonne e lucerne, erano accantonati in poche stanze. Materiali edili e lavori in corso dimostrano che nella villa si stavano riparando i danni di uno dei numerosi terremoti che colpivano con frequenza l’area vesuviana.
Essa si sviluppa, lungo un asse est – ovest, in modo simmetrico al corpo centrale, il vecchio nucleo della villa, che, sopraelevato, sporge nel giardino ed è affiancato da portici. L’ingresso originario e il prospetto anteriore, non scavato, si trovano oltre il cinquecentesco canale artificiale Conte di Sarno, sotto l’abitato moderno. La zona orientale è quasi interamente scavata, mentre quella occidentale non è stata del tutto posta in luce per la presenza della strada moderna e di un edificio militare, l’antica Real Fabbrica d’Armi. Sito incluso nel circuito campania>artecard.