Scavi di Ercolano
Dionigi di Alicarnasso attribuisce la fondazione di Ercolano ad Eracle di ritorno dall’Iberia, mentre Strabone riferisce che la città fu dapprima in mano agli Opici-Osci, poi agli Etruschi e ai Pelasgi e infine ai Sanniti. Al pari di Pompei e di Stabiae, anche Ercolano dovette rientrare nell’orbita della confederazione nucerina.
Ribellatasi a Roma durante la Guerra Sociale, venne assalita e conquistata nell’89 a.C. dal legato di L. Cornelius Sulla, Titus Didius. Ercolano, provvista di mura modeste, fu costruita su un pianoro vulcanico a strapiombo sul mare e ai piedi del Vesuvio. Un profondo rinnovamento edilizio interessò la città nell’età dell’imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.), quando furono costruiti o profondamente restaurati molti edifici pubblici, fra i quali si ricordano il Teatro, la Basilica di M. Nonio Balbo, l’acquedotto, la rete delle fontane pubbliche e dei castella aquarum, i templi dell’Area sacra, le Terme Suburbane, le Terme Centrali, la Palestra.
Il rovinoso terremoto del 62 d.C. rese pericolanti molti edifici. Vespasiano finanziò il restauro della cosiddetta Basilica (costruita in età claudia: 41-52 d.C.) e del tempio, non ancora scavato, posto presso la palestra e dedicato alla Magna Mater, ma molti altri restauri sono documentati archeologicamente.
Le dimensioni della città erano piuttosto modeste. È stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti; visibili a cielo aperto sono solo 4,5 ettari, mentre alcuni importanti edifici pubblici, scavati per cunicoli nel Settecento, sono oggi inaccessibili (la Basilica di Nonio Balbo, la cosiddetta Basilica) o si trovano all’esterno del parco archeologico (il Teatro e la Villa dei Papiri). A Herculaneum i ricchi Romani passavano le vacanze, come testimoniano le ville rivolte scenograficamente verso il mare.
La particolare dinamica del seppellimento di Ercolano, sommersa da flussi di materiale vulcanico solidificatisi per un’altezza media di 16 m, per via dell’elevata temperatura ha consentito la carbonizzazione e dunque la conservazione assolutamente originale e priva di confronti a Pompei, di tutti i materiali organici (vegetali, alimenti, stoffe, arredi e parti in legno di edifici, oltre ad una barca recuperata nel 1982 sull’antica marina), ma anche e soprattutto dei piani superiori degli edifici. Sito incluso nel circuito campania>artecard.