Policastro Bussentino
Alla foce del Bussento sorge Policastro che, allo sviluppo turistico legato allo sfruttamento della lunghissima spiaggia di ciottoli e sabbia, deve le sue attuali fortune, ma che nell’interno conserva molti segni di una storia ultramillenaria. Nell’età antica, l’esistenza di un attracco fluviale e l’importante posizione strategica, legata alla possibilità d’inoltrarsi verso l’interno lungo la valle del fiume Bussento, indusse dapprima le genti italiche e poi i colonizzatori greci a stabilirsi in questo sito.
Ancora oggi, lungo le ciclopiche mura di cinta della città antica si scorgono evidenti tracce di fattura italica e greca. Durante la decadenza della Magna Grecia, quando l’insabbiamento del porto e la malaria ne avevano ridotto l’importanza, l’antica Pixous passò sotto il controllo delle popolazioni lucane dell’entroterra. Agli albori del II secolo a.C., i romani cercarono di ripopolarla, favorendo lo stanziamento di coloni.
Nacque così la città di Buxentum, che per importanza e prosperità nel 187 a.C. fu dichiarata municipio romano. Poco fuori dell’abitato si possono scorgere i ruderi dell’antico acquedotto che un tempo garantiva l’approvvigionamento idrico della città. Nella prima metà del V secolo a Buxentum nacque Fabio Livio Severo, divenuto imperatore nel 461. Dal centro di Policastro si diparte una stradina ripida che permette, in pochi minuti, di raggiungere l’abitato di Santa Marina, dove ha sede il comune di Policastro. Ubicato tra le colline del Timpone, a poco più di 400 metri di quota, il borgo sorse intorno al X secolo come luogo di rifugio degli abitanti di Policastro, che cercavano scampo dalle scorrerie dei pirati saraceni e dalla malaria che affliggeva la vicina foce del fiume Bussento.
Lungo i numerosi vicoletti sono molto frequenti gli archi di sostegno dei muri. Fra questi va ricordato l’arco Ra’ Reggia, nei pressi della Chiesa di Santa Maria Vergine, che risale al sistema di fortificazioni eretto dagli angioini durante la guerra del Vespro. Tornando sulla costa, ci s’imbatte nel borgo di Capitello, frazione marina di Ispani.
Il minuscolo abitato, sorto come piccolo borgo di pescatori, nel corso dei secoli crebbe poco alla volta grazie alla vicinanza del Castellaro, fatto costruire nell’XI secolo dal Normanno Roberto il Guiscardo, e della Torre costiera quadrilatera del XVI secolo, che si staglia su di una collinetta posta immediatamente ad oriente del paese. Considerevole dal punto di vista architettonico e storico è l’arco d’accesso ai giardini dell’ex palazzo Carafa, sormontato da un’iscrizione che avvertiva i malintenzionati della risolutezza dei feudatari dell’epoca.
Da Capitello, risalendo la collina grazie ad una strada panoramicissima, si arriva all’abitato di Ispani. Le origini del toponimo sono da ricondurre al periodo della dominazione catalana nel meridione d’Italia. Il piccolo centro storico appare raccolto in modo compatto intorno alla piazzetta del paese. A monte dell’abitato sorge l’antico borgo di San Cristoforo, costruito nel V secolo.