Maiori
La città fu edificata, su un antico sito etrusco, nel IX secolo dal principe salernitano Sicardo col nome di “Reghinna Major” per distinguerla dalla limitrofa città di Minori, detta “Reghinna Minor”. Entrambe mantennero tale nome fino all’inizio della dominazione Sveva. Possedimento di Amalfi e compartecipe della sua storia, Maiori resistette per qualche tempo alla resa di Amalfi ai normanni. Fu saccheggiata nel 1268 dai Pisani, rivali della Repubblica marinara.
Ebbe una fiorente marina mercantile e fu in grado di costruire navi di grande portata sulla propria lunga ed ampia spiaggia. Il 26 ottobre 1954 la zona centrale dell’abitato fu distrutta da una tremenda alluvione: la copertura del rio Reghinna Maior esplose, provocando il crollo di numerose case adiacenti. La cittadina si distende in una bella pianura e anticamente era circondata e difesa da mura e torri, che vennero costruite a cominciare dal IX secolo.
Sulla collina del Ponticchio svettano i ruderi del castello di San Nicola, costruito sotto il Piccolomini nel 1468. Il maniero ha la forma di un poligono irregolare con otto torrioni ed occupa una superficie di oltre 7500 metri quadrati. Anche qui l’architettura religiosa, in uno con le straordinarie bellezze naturali, rappresenta più efficacemente di qualsiasi altra cosa il vissuto della comunità.
La narrazione della storia cittadina può essere tranquillamente articolata attraverso le tante chiese che punteggiano il territorio. Il primo tempio che s’incontra, ancor prima di entrare in paese, è tra i più antichi: la Badia di Santa Maria de Olearia, così chiamata per la vicinanza di un molino da olio, fu fondata infatti dai Benedettini nel 973. Vi si ammira una piccola sala absidata coperta da volta a botte e da affreschi dell’XI secolo. Poco oltre si trova la Torre Normanna, inizialmente chiamata “delle formicole”, la cui costruzione venne iniziata nel 1535 e terminata verso il 1590.
La Chiesa di S. Maria a Mare risale al XII secolo: la sua grande cupola maiolicata domina l’abitato. La facciata è di chiara derivazione settecentesca ed è formata da tre porte; quella centrale presenta valve di bronzo ed è sormontata da una lunetta. L’interno è a tre navate, divise da pilastri rivestiti di marmi, ed è sormontato da un ricco soffitto a cassettoni dorati, opera dell’artista napoletano Alessandro Fulco Il Santuario di S. Maria delle Grazie, poco fuori l’abitato della frazione San Pietro, ha campanile e facciata del XVIII secolo. All’interno si possono ammirare pregevoli opere d’arte: una tela quattrocentesca raffigurante la Visitazione, una Crocefissione attribuibile alla scuola di Andrea Sabatini, e un fonte battesimale in marmo risalente alla fine del 1200.
La Chiesa annessa al Convento di San Francesco, risalente agli inizi del 1600, sorge in prossimità della grotta dell’Annunziata, e presenta pregevoli scorci barocchi sia nella struttura esterna, sia nelle navate interne. La Chiesa di S. Pietro Apostolo del IV secolo, fu eretta nella caratteristica piazzetta dell’omonimo borgo sulle rovine del Tempio di Vertumno, abbattuto dai cittadini di Maiori dopo la conversione alla fede cristiana. In questa chiesa ascoltò messa la Regina Giovanna II d’Angiò, quando nel 1416 giunse a Maiori in occasione delle sue seconde nozze con Giacomo di Borbone, conte della Marra. Di grande valore artistico la Statua dell’Apostolo conservata all’interno.
La Chiesa della Madonna del Principio del VII secolo, sorge nel cuore del borgo di Ponteprimario. Ricostruita più volte a seguito delle alluvioni che durante gli anni hanno sconvolto l’intero territorio di Maiori, è stata recentemente ristrutturata. Della struttura originaria si trovano resti nel locale sottostante il pavimento, e sul lato sinistro dello spiazzo antistante, ove è possibile ancora scorgere un arco di un antico abside, con affrescato un fiore. Per una vacanza fuori stagione, imperdibile è il pittoresco Carnevale di Maiori: per due settimane, a ridosso del Martedì Grasso, il lungomare si anima di maschere, giocolieri, artisti di strada.
Da non perdere la sfilata dei carri allegorici che si svolge puntualmente ogni anno il Giovedì grasso, con repliche la domenica successiva e, naturalmente, l’ultimo giorno di Carnevale. Nei secoli i maioresi hanno sviluppato una singolare abilità: i pezzi di legno trascinati a riva dalla risacca dopo le giornate di mare grosso, recuperati e ripuliti, vengono sapientemente modellati, assumendo la forma di piccole sculture, come i corpi sinuosi di donne sirene, le sagome di uccelli in volo, o di tavolinetti finemente intarsiati, che vengono venduti nelle piccole botteghe artigiane disposte lungo i due lati del Corso Reginna, oggi isola pedonale.
Un itinerario dal fascino indiscutibile è sicuramente quello delle vie del mare. Partendo dalla bella spiaggia che costeggia l’intera città si può raggiungere il promontorio di Capo d’Orso. Poco dopo, prima di toccare la piccola spiaggia di Salicerchie, troviamo la Grotta Sulfurea al cui interno è situata una bocca da cui fuoriesce un getto costante d’acqua sulfurea – magnesiaca. Dopo un bagno rilassante, si può proseguire per la Grotta Pandora dove l’azzurro smeraldo dell’acqua fa da cornice alle numerose stalattiti e stalagmiti. Il viaggio continua verso Cala Bellavaia, conosciuta dai maioresi come spiaggia del Cavallo Morto.
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Immagini: Agostino Criscuolo Ph