Itinerario Pagani – Montevergine
L’itinerario in bicicletta parte dal Santuario della Madonna delle Galline a Pagani (SA), in piazza D’Arezzo. Il Santuario, dalla facciata barocca, è dedicato al culto della Madonna del Carmine (o del Carmelo).
La tradizione popolare racconta che nel XVI secolo, nell’ottava di Pasqua, alcune galline, razzolando, portarono alla luce una piccola tavola lignea su cui era raffigurata la Madonna del Carmine (o Madonna del Carmelo). Il ritrovamento, interpretato come manifestazione divina, ispirò la decisione di creare un luogo di culto. La domenica in albis di ogni anno, ovvero la seconda domenica dopo la Pasqua, la statua della Madonna del Carmine viene trasportata su un carro spinto dai fedeli. La tradizione prevede che i fedeli offrano galline ed altri volatili alla Madonna. A tale offerta si accompagna quella di dolci o di torte rustiche e, lungo l’itinerario della processione, i fedeli creano i “toselli”, edicole votive impreziosite da coperte di raso, merletti e stampi in terracotta. In alcuni cortili vengono esposti anche statuette della Madonna del Carmine e piccoli pollai, insieme a banchetti di espositivi con dolci e rustici. La manifestazione viene accompagnata dal suono delle “tammurriate”. Dal venerdì in albis all’alba del lunedì successivo i fedeli danzano al ritmo della musica popolare ed infine depone le tammorre ai piedi della Madonna. Prodotti tipici della zona sono i “tortani” (brioche rustica preparata con lo strutto ripieno di uova soda e “cicoli”), colazione energetica da poter acquistare nelle stradine del centro storico per affrontare il significativo dislivello in programma.
I primi 20 km sono in pianura. Il paesaggio rurale (campi coltivati, agrumeti, pascoli) fa da sfondo ed accompagna le pedalate fino ai Monti Lattari, dove il percorso diventa in salita. Procedendo lungo un piacevole percorso durante il quale la pianura si alterna a tratti in salita, si giunge provincia di Avellino e a Bellizzi Irpino e, dopo circa 10 km ad Avellino.
Il Duomo di Avellino merita una sosta ed una visita all’interno. Situato nel punto più alto della città, precisamente sulla collina “La Terra”, l’edificio, conosciuto come Cattedrale dell’Assunta, è il fulcro della religiosità del capoluogo irpino. La facciata della chiesa si presenta elegante e fu disegnata dall’architetto Pasquale Cardola intorno al 1860. Divisa in due altezze da un cornicione è in stile neoclassico, bianco e grigio. Spiccano nell’ordine inferiore, i tre portali d’ingresso, ai lati del portale dell’entrata principale vi sono due nicchie all’interno delle quali sono collocate le statue di San Modestino, patrono della città, e San Guglielmo, fondatore del monastero di Montevergine e patrono dell’Irpinia.
L’itinerario prosegue per la tappa finale del Santuario di Montevergine. L’itinerario è caratterizzato da oltre 1000 metri di dislivello, con pendenze costanti, panorami mozzafiato e frequenti tornanti che consentono di riprendere fiato e ritrovare un ritmo costante ed è stato spesso percorso per il Giro d’Italia.
La salita, della lunghezza di 17 km, è impegnativa ma senza strappi. La pendenza media è del 5%, ad eccezione dell’ultimissimo tratto con uno strappetto che supera il 10% di pendenza. La strada è in ottimo stato, spesso percorsa da numerosi ciclisti. Lo sforzo è ripagato dal panorama nel cuore del Parco Regionale del Partenio: castagneti, noccioleti, i borghi di Mercogliano, Ospedaletto d’Alpinolo e Summonte fino ad arrivare al tornante con la casa cantoniera a circa 2 Km dall’Abbazia.
La vista da qui è spettacolare. Nelle giornate più terse si vedono il Vesuvio, il Golfo di Napoli, il Monte Faito e la catena montuosa della Penisola Sorrentina.
Ed infine la meta, a 1270 m.s.l.m., il Santuario di Montevergine, la cui origine ufficiale risale alla consacrazione della prima chiesa nel lontano 1126. Alcune credenze popolari hanno voluto legare l’origine del Santuario a un’apparizione della Madonna ma si può affermare che fu San Guglielmo a voler creare un luogo di devozione alla Santa Vergine sulle cime del monte Partenio. Il pellegrinaggio a Montevergine, l’aspra salita accompagnata alle preghiere ed alle offerte dei credenti alla Madonna, hanno reso nei secoli il Santuario Montevergine tra i luoghi di culto Mariano più visitati dell’Italia Meridionale.
Da: Santuario Madonna delle Galline
A: Santuario Abbazia di Montevergine
Lunghezza: 52 Km
Tipologia: ciclabile
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Itinerario Pagani-Montevergine di Alfonso Sarno
E’ il Venerdì in Albis a Pagani. Si apre il Santuario della Maria Santissima del Carmine, meglio conosciuto sotto il nome della Madonna delle Galline: i tammorari ed i danzatori battono le tammorre, cantano a figliola e ballano in cerchio sino a quando non vengono liberati colombe e tortore. Poi silenzio. La festa raggiunge il culmine la successiva domenica quando, alle nove, la statua della Vergine comincia ad attraversare senza sosta vicoli e piazza fermandosi ai toselli, sontuosi baldacchini che i fedeli iniziano a preparare un mese prima addobbando un angolo del cortile dove abitano e che, terminata l’antico rito, si animeranno dei canti e delle danze dei devoti che giungono a Pagani anche da lontano. Solo alle prime luci del lunedì i tammorrari smetteranno di suonare per dirigersi in processione al Santuario per deporre ai piedi della Vergine i loro strumenti. E’ il segno della fine dei festeggiamenti che hanno visto il cielo di Pagani attraversato dal fumo dei carciofi cotti sulla tradizionale fornacella e dai botti annuncianti l’arrivo della processione.
Culto antico, quello della Madonna delle Galline – una delle sette Madonne-Sorelle – collegato alla Dea Demetra, divinità protettrice della natura e delle messi, nato in seguito al misterioso ritrovamento, nel 1503 per opera di alcune galline che razzolavano, di una tavola con l’effigie di Maria, forse sotterrata per paura della furia iconoclasta dei Saraceni che con le loro scorrerie misero a ferro e fuoco l’Agro Nocerino-Sarnese e che ha molti punti in comune con la devozione tributa a Mamma Schiavona. Entrambe ringraziate, vezzeggiate dai fedeli con canti e balli, nei cortili o nel piazzale davanti al Santuario in modo da esprimere con la voce e con il corpo la gratitudine per la materna protezione e fa sì che i due Santuari siano uniti da un medesimo filo. Unica, piccola differenza: la connotazione gastronomica data dai paganesi. Non è festa se, oltre ai carciofi, non arrivano in tavola tortani, casatielli ed i tagliolini al ragù che, impone la tradizione, devono fare “schizzetto”, cioè macchiare la camicia di chi li mangia.
La Madonna delle Galline può essere assunta come inizio di un piccolo, interessante percorso mariano che culmina a Pompei nel Santuario della Beata Vergine Maria passando per quello della Santisisma Incoronata, più conosciuto come della Madonna dei Bagni di Scafati per le guarigioni dalle malattie della pelle avvenute in una fonte miracolosa, nei cui pressi fu edificato l’edificio religioso.
Pompei, terra mariana per eccellenza con il Santuario fondato dal Beato Bartolo Longo, un avvocato convertitosi dopo una difficile giovinezza trascorsa tra crisi fisiche, depressive e la partecipazione a riti esoterici. Iscrittosi al Terz’Ordine Domenicano abbandonò la professione forense per dedicarsi all’assistenza dei malati e dei bisognosi; una nuova vita a cui imprime una svolta ancor più radicale l’incontro, a Napoli nella Casa Madre delle Ancelle del Sacro Cuore, con la contessa Marianna Farnararo De Fusco, una giovane vedova a cui fu presentato dalla Fondatrice dell’Istituto Santa Caterina Volpicelli. Uniti dall’afflato cristiano e dal desiderio di fare del bene i due iniziano una stretta collaborazione che, ben presto suscita maldicenze e pettegolezzi messi a tacere dal loro matrimonio, vissuto in castità. Proprio a Valle di Pompei, nel 1872, desolata frazione di Scafati ove era per amministrare i beni della moglie avverte una misteriosa voce, proprio mentre la campana suona l’Angelus, che gli assicura la salvezza se propagherà il Rosario. Una conversione nella conversione: da quel giorno tutta la sua esistenza è dedicata alla Vergine del Rosario.
Un religioso domenicano, Padre Alberto Radente gli dà una tela raffigurante la Madonna nell’atto di dare il Rosario a Santa Rosa da Lima e non a Santa Caterina da Siena, secondo la tradizionale iconografia. Una tela vecchia, tarlata, con lacune di colori. E’ perplesso, obbedisce e la porta a Pompei; il 13 febbraio 1873 viene esposta alla venerazione dei fedeli e si verifica il primo miracolo con la guarigione – immediata, inspiegabile e duratura – di Clorinda, un ‘adolescente di 12 anni la cui zia, Anna, aderiva alla raccolta dei fondi per la nuova Chiesa. Nasce così il Santuario della Madonna di Pompei e delle sua molteplici opere assistenziali; scuole, centri per anziani e minori privilegiando i più trascurati come i figli dei carcerati, missioni popolari. Affidate, per la maggior parte, alle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, fondate dal Beato nel 1897 sempre con il prezioso aiuto della moglie e che, ancora oggi, si prodigano affinché il complesso mariano sia la casa della Mamma misericordiosa che accoglie, consola i suoi figli.
Per lei sono tutti belli e buoni. E tutti accorrono da lei con filiale fiducia: re, presidenti della Repubblica come Antonio Segni, gli ultimi tre Pontefici, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco l’hanno visitata. E tantissimi umili pellegrini che percorrono, anche a piedi, pregando, il tragitto. Specialmente l’8 maggio e la prima domenica di ottobre quando in tutto il mondo si recita la Supplica o la domenica salutandola, dopo la messa vespertina, con baci e sventolii di fazzoletti mentre la lastra di acciaio messa a protezione lentamente ricopre l’amata effigie.