Caserta
Il nome di Casa Hirta lo si trova per la prima volta citato nel secolo IX. È palese il riferimento alla posizione geografica del borgo medioevale fondato nell’VIII secolo, arroccato su un pendio del Monte Virgo della catena dei Tifatini. Fu un punto di riferimento per tutti gli abitanti della pianura campana, vittime delle incursioni saracene. Con la conquista normanna divenne feudo dei Sanseverino, che lo persero nel 1268 per aver sostenuto Corradino di Svevia contro Carlo I d’Angiò. In seguito la cittadina passò di feudo in feudo e, con la costruzione della Reggia di Caserta, progressivamente si spopolò.
Il borgo medioevale di Casertavecchia, perfettamente integro, stretto intorno alla Cattedrale, con le sue case in tufo, i portali, i cortili, le logge, le bifore, è sicuramente “altro” rispetto allo sfarzo e alla grandiosità della Reggia, ma eguale è l’impatto emotivo.
Se con la costruzione della Reggia borbonica fu sottratto a Casertavecchia tutto, compreso il nome, e se ne decise di conseguenza l’inizio della decadenza, il progetto della residenza reale decretò invece la nascita e la prosperità di un altro luogo, San Leucio. La montagna detta di San Leucio fu acquistata nel 1750 sia per facilitare il rifornimento di acqua alla Reggia, sia per allargare il dominio dei Borbone. Del cinquecentesco villaggio Torre, feudo dei Principi d’Acquaviva, faceva parte il Belvedere, dimora di Andrea Matteo d’Aragona-Acquaviva duca d’Atri. Ferdinando IV iniziò il riattamento del Belvedere e la costruzione di una Vaccheria tra il 1773 e il 1774.
Nel 1789 San Leucio venne dichiarata Real Colonia. Il progetto di Ferdinando IV era di creare una colonia con un proprio statuto, dedita al lavoro della seta e ospitata in una città da costruirsi, Ferdinandopoli.
Non si giunse mai alla costruzione della città sognata da Ferdinando IV, ma di estremo interesse risulta l’impianto urbanistico ancor oggi visibile. Le case iniziate nel 1786 sono a schiera su due file e testimoniano di quell’impianto geometrico regolare che si intendeva realizzare: una piazza centrale e strade radiali e concentriche. Attualmente a San Leucio operano numerose aziende che per antica tradizione continuano a produrre preziose stoffe usate per l’arredamento, diffondendo l’arte serica di questo borgo nel mondo.
Se il sogno regale di San Leucio rappresentava un esempio tangibile dell’Illuminismo borbonico, la Reggia era per Carlo di Borbone non solo l’esaudimento del suo desiderio di realizzare un’opera imponente che emulasse Versailles, ma anche e più concretamente la necessità di offrire al governo napoletano un luogo strategicamente sicuro, salubre e fertile, valorizzabile anche dal punto di vista politico-economico. Quello che è uno dei più vasti e maestosi edifici d’Italia, e anche uno dei più visitati dai turisti, è costato ventidue anni di lavoro, dal 1752 al 1774. I progetti della Reggia e del Parco furono realizzati dall’architetto Luigi Vanvitelli che seguì parte dei lavori, completati dal figlio Carlo.
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