Il Vesuvio
Chi dice Vesuvio, dice Campania. ‘A Muntagna è il nome con cui i napoletani chiamano il vulcano più famoso del mondo, il simbolo della città, che chiude con la sua forma perfetta il golfo di Napoli. Sul cono maestoso domina un’atmosfera inquietante e suggestiva.
Un paesaggio tormentato, di bellezza selvaggia, attende l’escursionista; e il panorama dall’alto del vulcano spazia dalla penisola sorrentina a Capo Posillipo, regalando emozioni indimenticabili, in particolare con le tenui luci dell’alba o con quelle intense del tramonto.
Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo dell’Europa continentale e anche uno dei più pericolosi, poiché il territorio ai suoi piedi è densamente popolato: le case arrivano fino a 700 metri di altezza. La vetta a sinistra è il Monte Somma (1133 metri), quella a destra il Cono Vesuviano (1281 metri). Sono separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, suddivisa a sua volta in Atrio del Cavallo a ovest e Valle dell’Inferno a est.
Gli antichi avevano dimenticato che si trattava di un vulcano: era noto solo per i vini eccellenti e per la folta vegetazione che ricopriva la sommità. Ma divenne improvvisamente celebre con l’eruzione del 79 d.C. Intere città, tra le quali Pompei, Ercolano e Stabia vennero distrutte. L’ultima eruzione, filmata dalle truppe alleate, avvenne nel 1944. Da allora il vulcano ‘dorme’. Nel 1991 è stata decretata l’istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio, dichiarato dall’Unesco “Riserva Mondiale della Biosfera”: esso comprende tutta l’area del vulcano, il grande sistema archeologico di Pompei, Ercolano, Oplontis, e il Miglio d’Oro con i più splendidi esempi di ville del ’700 e dell’800.
Quanto alla flora, i territori del Vesuvio e del Somma si differenziano per alcuni aspetti. Il primo si presenta più arido e assolato, con una tipica vegetazione mediterranea, pinete artificiali e boschi di leccio. Il secondo è più umido, con boschi misti di castagno, querce, ontani, aceri e lecci; tra questi s’incontra, raramente, la splendida betulla, presenza insolita in ambito mediterraneo. Da segnalare anche l’alto numero di orchidee, ben 23 specie, e la ginestra cantata dal poeta Giacomo Leopardi. Anche la fauna del Parco è particolarmente ricca e interessante.
Molti itinerari percorrono il Parco, diversi per i paesaggi che attraversano e per l’impegno richiesto. L’Ente Parco del Vesuvio ha realizzato per quanti amano il trekking 9 sentieri, dotati di quattro tipi di segnaletica: agricolo (sentiero 7), panoramico (6), educativo (9) e circolare (dall’1 al 5 e 8).
Ma la scalata ‘storica’ è la salita al cratere: il sentiero, di difficoltà media, parte da Ercolano. È lungo 4 chilometri; in circa 3 ore si arriva a quota 1170 metri, dove lo sguardo spazia su tutto il golfo e si apre la voragine impressionante del cratere: misura 600 metri di diametro ed è profonda 200 metri.
Questa salita l’hanno fatta in tanti: da Cechov, che la visse come un tormento (“Che martirio salire sul Vesuvio! Cammini, cammini, cammini e la vetta è ancor sempre lontana”) a Chateaubriand, il più audace (“Eccomi in vetta al Vesuvio. Scrivo seduto sulla sua bocca e sono pronto a scendere in fondo al cratere”). Oggi è possibile salire con bus o automobili.
Le vie d’accesso più comode partono da Ercolano, Ottaviano e Somma Vesuviana. La strada che sale da Ercolano è l’itinerario più interessante sia per le meravigliose vedute sul golfo che per l’ambiente naturale suggestivo. Il primo tratto di strada sale attraverso i vigneti. Da quota 1017 metri si deve proseguire a piedi, su un sentiero segnato su scorie laviche che giunge all’orlo del cratere.